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La "Valigia Messicana"

La storia di questo incredibile viaggio che parte dalla Francia, passa per il Messico e poi a New York, ha affascinato il mondo come un vero e proprio giallo internazionale. Quello che sembrava essere una normale valigia messicana si è rivelato essere un autentico scrigno del tesoro: una scatola composta da tre contenitori di cartone di valore inestimabile.

Una delle scatole trovate lall’interno della Valigia © International Center of Photography. Parigi

Questi contenitori custodivano 126 rullini fotografici contenenti ben 4.500 fotogrammi immortalati durante la travagliata Guerra Civile Spagnola, avvenuta tra maggio 1936 e marzo 1939. Ecco dove comincia la storia intrigante.

Siamo nel 1933, e ci troviamo a Parigi, dove Robert Capa e Gerda Taro cercano la loro strada. Lui lotta per emergere come fotografo freelance, ma le opportunità sono scarse; lei, invece, si guadagna da vivere come modella, segretaria e ragazza alla pari. Entrambi sono immersi nell'atmosfera vibrante dei caffè parigini, veri e propri epicentri del fervente movimento artistico, letterario e politico che caratterizzava la Ville Lumière in quegli anni. Scrittori, pittori, visionari e idealisti provenienti da tutta Europa si riunivano per condividere idee e discutere del destino del mondo. In quegli anni, era facile imbattersi in giganti come Ernest Hemingway, Federico García Lorca, Pablo Picasso e Joan Mirò seduti ai tavoli dei caffè parigini, dando vita a opere immortali o scambiandosi opinioni profonde.


Gerda Taro e Robert Capa a Parigi nel 1936. Fred Stein International Center of Photography. Marco Ramin fotografo Padova, marco ramin workshop
Gerda Taro e Robert Capa a Parigi nel 1936. Fred Stein International Center of Photography

In questo scenario vivace e avvincente, Capa e Gerda si incontrano nel settembre del 1934, e la loro connessione è fulminante. Due anime ribelli, animati dal fuoco della creatività e assetati di giustizia e cambiamento. Inizia così una storia d'amore epica, improntata sulla libertà di espressione, una storia destinata a trasformare completamente le loro vite.

Gerda si innamora della fotografia grazie ai consigli di Capa, perfezionando la sua tecnica e intraprendendo i primi passi nel mondo del fotogiornalismo. Endre, tuttavia, continua a lottare per affermarsi come professionista.

Poi, come un lampo, un'idea scintillante: perché non creare un personaggio unico per attirare l'attenzione dei potenziali clienti? Qualcuno con una storia intrigante e un'aura di mistero?


Così, "Endre Friedmann" si trasforma in Robert Capa, un fotografo di guerra americano famoso e ricco, di passaggio in Europa.

Questa mossa si rivela un trionfo, tanto che Capa diventa uno dei fotografi più richiesti e ammirati dalle grandi testate giornalistiche in un batter d'occhio.

David Seymour, già amico di Robert dal 1933, segue una strada simile e si afferma come uno dei più stimati e riconosciuti fotogiornalisti di guerra. Lui si definisce un "artigiano della fotografia" e punta a catturare l'essenza autentica delle situazioni. Dai suoi scatti traspare un mare di emozioni, il calore dei sorrisi delle persone, soprattutto dei bambini. Seymour ha il dono di catturare l'anima delle persone che ritrae.

Le vite di Robert, Gerda e David si intrecciano a Parigi. Nel 1936, questi fotografi decidono di partire per il fronte per difendere i loro ideali di libertà e democrazia, consapevoli del rischio mortale che corrono. È un capitolo epico della loro storia, che rivela il loro spirito coraggioso e la dedizione alla documentazione della verità anche nelle situazioni più pericolose.

Ci troviamo nel tumultuoso anno 1936, in Spagna, quando il fragore della guerra civile era imminente. Da un lato, un nutrito gruppo di militari guidati dal caudillo Francisco Franco, dall'altro il neonato governo repubblicano che sentiva l'urgente necessità di contrastare l'ideologia fascista che si stava diffondendo inesorabilmente nella nazione.

In mezzo a questo clima di distruzione, odio e tensione, tre delle figure più luminose della fotografia del XX secolo si resero conto che non potevano rimanere spettatori inerti. Sentivano che era loro dovere rischiare la vita per documentare gli orrori di una guerra che dilaniava un'intera nazione.

Questi eroi erano Robert "Bob" Capa, la coraggiosa Gerda Taro e David "Chim" Seymour. Con i loro obiettivi, avrebbero scritto una pagina indelebile nella storia, catturando l'anima tormentata di una Spagna lacerata dalla guerra civile.

Capa, Taro e Seymour si trovano al fronte sin dall'inizio del conflitto, armati delle loro fidate macchine fotografiche Rolleiflex e Leica. Attraverso gli obiettivi di queste macchine, catturano con abilità straordinaria gli scontri, le folle, le milizie e le barricate. I loro scatti danno vita a un resoconto visuale del palcoscenico degli orrori di una guerra civile che ha straziato un'intera nazione, mietendo oltre 500.000 vite umane e lasciando dietro di sé solo macerie e distruzione.


Parigi il 1° Agosto 1937 tra sventolanti bandiere rosse, parteciparono importanti personalità politiche e grandi esponenti della cultura conosciuti a livello internazionale. Mentre una folla enorme seguiva il feretro insieme ad una banda che suonava la marcia funebre di Chopin, perfino Pablo Neruda lesse un elogio funebre. E Alberto Giacometti abbellì la sua tomba con una scultura nel cimitero di Père Lachaise nella zona dedicata ai rivoluzionari.

Tuttavia, dopo soli dodici mesi, un evento tragico sconvolge la vita di Capa: Gerda perde la vita al fronte, vittima di un devastante attacco aereo tedesco che colpisce il convoglio su cui si trovava.

Robert è completamente annientato, tormentato dal dolore di aver perso la donna che amava a soli 26 anni.

È il poeta Pablo Neruda a pronunciare un toccante elogio funebre in memoria di Gerda, tra le lacrime dei presenti, mentre una struggente melodia di Chopin fa da sottofondo. Questo triste capitolo segna un'epoca di profonda tristezza nella vita di Robert Capa e nei cuori di coloro che ammiravano la straordinaria Gerda Taro.

Dopo la morte di Gerda, Robert e David rientrano dal fronte e rimangono a Parigi fino al 1939. Con l’avvicinarsi dei tedeschi alla città, Capa organizza in fretta e furia la sua fuga a New York, per evitare la cattura da parte dei nazisti.

Dalla meticolosa ricerca condotta dal biografo ufficiale di Capa, Richard Whelan, emerge una richiesta sorprendente da parte del celebre fotografo in esilio a New York: aveva chiesto al suo ex assistente di camera oscura, il valoroso amico e fotografo Imre Weisz, ancora a Parigi, di tentare il salvataggio dei preziosi negativi. Weiss, noto come Cziki, purtroppo non riuscì nel tentativo di fuggire a Parigi. Tuttavia, la leggenda narra che portò la preziosa scatola a Marsiglia, dove venne ingiustamente arrestato e deportato in un campo di internamento ad Algeri. La sua liberazione nel 1941 fu il risultato dell'eroica azione congiunta di Robert Capa e suo fratello Cornell.


Il generale messicano Francisco Aguilar González, che ha conservato i negativi di Robert Capa trovati in Messico, ha condotto una vita controversa come addetto militare e ambasciatore, una carriera offuscata dall'accusa di deviazione di fondi destinati ai rifugiati spagnoli, secondo i documenti consultati da Efe. Questo è ciò che si riferisce nel libro "I nazisti in Messico" (Debate, 2007) del giornalista Juan Cedillo, che sottolinea che Aguilar era il principale responsabile del traffico di droga negli Stati Uniti durante gli anni '30 e '40 del secolo scorso.

Incredibilmente, tra il 1941 e il 1942, questi stessi negativi tornarono alla luce, grazie al generale Aguilar Gonzalez, un diplomatico messicano con una missione segreta a Marsiglia. Questa città ospitava un'importante comunità di rifugiati antifascisti spagnoli, e il governo messicano sosteneva attivamente la causa repubblicana. Tuttavia, il generale sembrava ignaro della storia dei rullini e dei loro legittimi proprietari, non avendo mai tentato di contattare Capa o Weisz.


Per cinquant'anni, il mistero avvolse i destini di questi negativi. Il mondo pensava che fossero andati perduti, finché, in modo tanto inaspettato quanto emozionante, nel 1995 si diffuse la notizia del loro ritrovamento. Questa incredibile scoperta fu opera del produttore cinematografico messicano Benjamin Traver, che ne era divenuto custode dopo la scomparsa di una sua parente, a sua volta erede del generale Gonzalez.

Nel 1995, Traver si rivolse a Jerald R. Green, il brillante Professore di lingue Ispaniche e Letteratura del Queens College di New York, alla ricerca di orientamenti su come catalogare e condividere questi inestimabili negativi con il mondo. Il professor Green, amico intimo di Cornell Capa, comunicò con entusiasmo a quest'ultimo la stupefacente notizia.

Cornell, che aveva dato vita all'International Center of Photography a New York proprio per onorare il ricordo del fratello, intraprese una missione avventurosa. Chiese al suo vice direttore, Phillip S. Block, di persuadere Traver a donare i negativi al centro. Tuttavia, nonostante diversi tentativi di contatto, la situazione sembrò inesorabilmente bloccata. Block arrivò persino a mettere in dubbio l'autenticità del racconto del regista e l'esistenza stessa dei negativi.

Nel 2003, il Centro Internazionale di Fotografia, desideroso di organizzare nuove mostre sulla fotografia di guerra con Capa e Taro come protagonisti, decise di sfidare il destino. Attraverso il capo curatore del centro, Brian Wallis, tentò nuovamente di contattare Traver, ma, purtroppo, si ritrovò in una situazione di stallo simile.


Traver, in realtà, era aperto a donare le immagini senza alcuna esigenza di lucro. La sua riluttanza nel consegnare i rullini rifletteva le sue profonde preoccupazioni: temeva che il popolo messicano potesse reagire con scetticismo alla possibile partenza dei negativi verso gli Stati Uniti, poiché queste immagini rappresentavano un legame storico profondo tra il Messico e la Spagna antifranchista durante la guerra civile.

Il 2007 segnò l'inizio di un nuovo capitolo avvincente. Per convincere Traver a condividere questo straordinario patrimonio, Brian Wallis assunse Trisha Ziff, una curatrice indipendente e regista di documentari con base a Città del Messico. Questa regista, destinata a diventare famosa l'anno successivo per il suo documentario sulla celebre foto di Korda di Che Guevara, si avventurò in un incontro epico con Traver. Con determinazione, Ziff riuscì a persuadere Traver a cedere un piccolo numero di negativi. La svolta arrivò a dicembre dello stesso anno, quando il regista finalmente acconsentì a consegnare a Ziff l'intero contenuto della preziosa scatola.

In cambio, la signora Ziff assicurò a Traver che avrebbe potuto utilizzare le immagini per creare un documentario straordinario che avrebbe raccontato la sorprendente storia della sopravvivenza dei negativi, il loro avventuroso viaggio in Messico e il ruolo cruciale svolto dalla sua famiglia nel preservarli. Una storia che ancora oggi continua a catturare l'immaginazione di chiunque ascolti questo incredibile racconto.


Una volta giunti negli Stati Uniti, gli esperti di conservazione presso la prestigiosa George Eastman House di Rochester fecero una scoperta sorprendente. Si trovarono di fronte a negativi che sfidavano il tempo, incredibilmente ben conservati e tutt'altro che fragili, e fu chiaro che qualcuno aveva dedicato una cura straordinaria nel loro archivio. Si presumeva che questa attenzione meticolosa fosse opera di Imre Weisz o di qualcun altro a lui collegato.

A seguito di attente analisi, emerse una verità ancora più avvincente: i rullini contenuti nella misteriosa valigetta non erano stati creati unicamente da Robert Capa, ma anche da un altro grande fotografo, David Seymour, e dalla compagna di Capa all'epoca, la straordinaria Gerda Taro.

La collezione comprendeva circa sessanta rullini attribuiti a Capa, quarantasei a Seymour e trentadue a Taro. Questi negativi coprivano tutto il periodo della Guerra Civile Spagnola e la distribuzione tra i tre fotografi aveva diviso la guerra approssimativamente in terzi, con Seymour che documentava l'inizio, Taro la parte centrale e Capa la conclusione.

Le immagini di Seymour abbracciavano una vasta gamma di soggetti, dalle scene di vita quotidiana alle parate nella Spagna repubblicana, dai ritratti di personaggi famosi come Federico García Lorca e il Presidente Manuel Azaña a scatti realizzati nella zona basca nel gennaio del 1937. I rullini attribuiti a Capa raccontavano la drammatica Battaglia di Teruel, che ebbe luogo tra la fine del 1937 e l'inizio del 1938, così come la vita nei campi di internamento per i rifugiati spagnoli nel sud della Francia nel marzo del 1939. Quanto a Gerda Taro, i suoi negativi catturavano i momenti finali del suo soggiorno in Spagna, prima della tragica morte in un incidente durante la battaglia di Brunete, nel luglio 1937.


In merito al famoso scatto dell'insolito soldato caduto, Capa raccontò che nel lontano 1936, su una collina nei pressi di Córdoba, stava documentando l'ardente avanzata dei miliziani repubblicani mentre si preparavano all'assalto di una postazione di mitragliatrici fasciste. Dalla sua posizione al riparo, desiderando evitare eccessive esposizioni al pericolo, decise di sollevare rapidamente la sua macchina fotografica sopra la testa e scattare d'istinto. Scattò più di una foto, ma quella che ebbe più successo e divenne celebre fu quella del miliziano che, barcollando all'indietro, fu colpito mortalmente da un proiettile nel momento in cui cadde.

Sorge sempre il dubbio che questa immagine fosse stata opportunamente orchestrata, nonostante ciò, è rimasta una delle fotografie di guerra più famose di tutti i tempi. Il problema principale che affliggeva questi tre straordinari fotografi era l'accusa di mancanza di obiettività giornalistica poiché erano, durante la guerra, schierati con la causa repubblicana e noti per aver documentato anche manovre preparate per le foto, una pratica comune all'epoca.

Tuttavia, quando l'immagine fu pubblicata per la prima volta sulla rivista francese Vu, contribuì in maniera significativa a consolidare il sostegno alla causa dei Repubblicani Spagnoli e divenne un emblema indelebile della loro lotta.

Nel maggio del 2009, il Centro Internazionale di Fotografia annunciò il completamento della digitalizzazione dei negativi. Queste immagini si sono rivelate tra le più iconiche del ventesimo secolo e hanno dato inizio a una nuova era nella fotografia di guerra moderna.


Per chi vuole approfondire, questi link sono fondamentali:


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